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La Famiglia Aulenta ad Acquaviva delle Fonti.
di Giacomo Arcidiaco
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LEONARDO VINCENZO AULENTA

(Acquaviva delle Fonti, 14 novembre 1741 - ivi, 31 marzo 1799)


Figlio di Francesco Paolo Aulenta (1708 - 1772) e di Serafina Ruscigno (1714 circa - 1794), Leonardo Vincenzo Aulenta nacque in una ricca famiglia acquavivese nel 1741. Verso il 1776 sposò Anna Maria Cifarelli, figlia di un ricco negoziante "mastro conciatore di pelli", dalla quale ebbe due figli maschi e cinque femmine: Francesco (1777), Domenico (1779), Serafina (1780), Domenica (1783), Teresa (1786), Maria Filippa (1789) e Celestina.
Così si legge a suo proposito, ne "I Martiri ed i Perseguitati Politici di terra di Bari nel 1799" di Giuseppe de Ninno, edito in Bari nel 1915:

"Tra le famiglie Acquavivesi che hanno dato, in varie epoche, un numeroso contingente di militi e di cooperatori della causa nazionale, é da annoverarsi ed encomiarsi la famiglia Aulenta.
A partire dai primi albori del nostro Risorgimento politico e cioè dal 1799 quando Acquaviva rimasta fedele agli ordinamenti repubblicani sostenne per vari giorni a somiglianza della vicina Altamura, l'assedio delle orde borboniche, capitanate dal Corso ed avventuriero Giovan Battista De Cesare, fra coloro, che con a capo in sindaco Francesco Supriani, strettisi a improvviso Comitato di Salute Pubblica diressero l'eroica e disperata resistenza, fuvvi Leonardo Vincenzo Aulenta, facoltoso possidente, cacciatore valente e come tale assai esperto e coraggioso nel maneggio delle armi. Dopo tre giorni d'inutile assedio il De Cesare stava già per abbandonare Acquaviva, quando, per tradimento del camerlengo o custode delle porte, Bresnadier, queste si trovarono improvvisamente aperte sicché le orde sanfedistiche vi fecero dentro una subitanea e furibonda incursione. Non sono traducibili a parole le scene di sangue e di saccheggio che ne seguirono.
Il sindaco Supriani, anima e mente dell'assedio, sovrappeso dai Sanfedisti, venne denudato, ferito in malo modo, trascinato su una catasta di legna all'occasione eretta in mezzo alla pubblica piazza a piedi dell'Albero della Libertà e quivi trucidato e bruciato.
Leonardo Aulenta dopo aver lungamente e disperatamente conteso ai saccheggiatori l'irruzione nella sua casa, alla fine sopraffatto cadde trafitto sul limitare della sua casa stessa. Un fratello di Leonardo Aulenta, di nome Filippo e di professione notaio, un mese prima degli avvenimenti più sopra ricordati, ebbe anch'egli a patire una fine del pari lagrimevole per la medesima causa della libertà.
Fra gl'illustri personaggi chiamati dal generale Campionet a reggere il governo provvisorio della repubblica partenopea fuvvi insieme a Forges-Davanzati Albanese Cirillo, Conforti, Pagano, Ciaia e pochi altri, l'Acquavivese Francesco Pepe filosofo, giuraconsulto ed elegante scrittore.
Nel 6 di febbraio del 1799, in atto di condursi il prelodato Pepe in Napoli per partecipare ai lavori della Commissione Legislativa, parecchi cittadini Acquavivesi vollero a lui accompagnarsi quasi in scorta di onore e fra gli altri, il notaio Filippo Aulenta, di sopra ricordato.
Se non che, giunto il patriottico convoglio nei pressi di Ceglie, la plebaglia di quel casale, e della vicina Carbonara, che in quel giorno era sorta a tumulto contro gli ordinamenti repubblicani, e che da segreti messaggi del feudatario di Acquaviva era stata precedentemente avvertita del passaggio, per quel luogo, di Francesco Pepe e dei suoi compagni, prese d'assalto il convoglio ed a colpi di scure e di falce, massacrò miseramente il Pepe ed i suoi cittadini che scortavanlo, fra cui il notaio Aulenta.


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