"Tra le famiglie Acquavivesi che hanno dato, in varie epoche, un numeroso contingente di militi e di cooperatori della causa nazionale, é da annoverarsi ed encomiarsi la famiglia Aulenta.
A partire dai primi albori del nostro Risorgimento politico e cioè dal 1799 quando Acquaviva rimasta fedele agli ordinamenti repubblicani sostenne per vari giorni a somiglianza della vicina Altamura, l'assedio delle orde borboniche, capitanate dal Corso ed avventuriero Giovan Battista De Cesare, fra coloro, che con a capo in sindaco Francesco Supriani, strettisi a improvviso Comitato di Salute Pubblica diressero l'eroica e disperata resistenza, fuvvi Leonardo Vincenzo Aulenta, facoltoso possidente, cacciatore valente e come tale assai esperto e coraggioso nel maneggio delle armi. Dopo tre giorni d'inutile assedio il De Cesare stava già per abbandonare Acquaviva, quando, per tradimento del camerlengo o custode delle porte, Bresnadier, queste si trovarono improvvisamente aperte sicché le orde sanfedistiche vi fecero dentro una subitanea e furibonda incursione. Non sono traducibili a parole le scene di sangue e di saccheggio che ne seguirono.
Il sindaco Supriani, anima e mente dell'assedio, sovrappeso dai Sanfedisti, venne denudato, ferito in malo modo, trascinato su una catasta di legna all'occasione eretta in mezzo alla pubblica piazza a piedi dell'Albero della Libertà e quivi trucidato e bruciato.
Leonardo Aulenta dopo aver lungamente e disperatamente conteso ai saccheggiatori l'irruzione nella sua casa, alla fine sopraffatto cadde trafitto sul limitare della sua casa stessa.
Un fratello di Leonardo Aulenta, di nome Filippo e di professione notaio, un mese prima degli avvenimenti più sopra ricordati, ebbe anch'egli a patire una fine del pari lagrimevole per la medesima causa della libertà.
Fra gl'illustri personaggi chiamati dal generale Campionet a reggere il governo provvisorio della repubblica partenopea fuvvi insieme a Forges-Davanzati Albanese Cirillo, Conforti, Pagano, Ciaia e pochi altri, l'Acquavivese Francesco Pepe filosofo, giuraconsulto ed elegante scrittore.
Nel 6 di febbraio del 1799, in atto di condursi il prelodato Pepe in Napoli per partecipare ai lavori della Commissione Legislativa, parecchi cittadini Acquavivesi vollero a lui accompagnarsi quasi in scorta di onore e fra gli altri, il notaio Filippo Aulenta, di sopra ricordato.
Se non che, giunto il patriottico convoglio nei pressi di Ceglie, la plebaglia di quel casale, e della vicina Carbonara, che in quel giorno era sorta a tumulto contro gli ordinamenti repubblicani, e che da segreti messaggi del feudatario di Acquaviva era stata precedentemente avvertita del passaggio, per quel luogo, di Francesco Pepe e dei suoi compagni, prese d'assalto il convoglio ed a colpi di scure e di falce, massacrò miseramente il Pepe ed i suoi cittadini che scortavanlo, fra cui il notaio Aulenta.
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