Cronistoria della Città.
di Martino Mastrorocco
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Dalle origini all'anno 1.000




Le ipotesi sull'origine dell'odierna città di Acquaviva delle Fonti sono numerose, spesso infondate e contrastanti tra loro.

C'è chi afferma che essa era già sede vescovile con propria e separata diocesi e che il suo nome venga più volte registrato fra le sedi episcopali dei primi tempi della Chiesa cristiana. Ciò presupporrebbe un'origine risalente a tempi antichissimi (I-II sec. d.C.), ma è ormai accertato che l'"Aquaviva" citata in tali fonti non è quella situata in Terra di Bari ma, più probabilmente, Acquaviva Etrusca, nel Lazio, o Acquaviva d'Isernia, in Molise.

Ingenue tradizioni popolari la vogliono, addirittura, fondata dall'apostolo Pietro, durante il favoloso viaggio compiuto dal santo lungo la via Appia alla volta di Roma. Altri presunti fondatori si ipotizzano nel longobardo Sighinolfo, principe di Salerno, o nel normanno Roberto il Guiscardo d'Altavilla, primo duca di Puglia.

Alcuni autori affermano che l'odierna Acquaviva progredì e crebbe in seguito alla rovina dei vicini casali di Ventauro, Malano, S. Angelo e particolarmente in seguito alla distruzione di Salentino, vasto e popoloso borgo, distante dall'odierna città solo pochi chilometri. Certuni sono convinti che l'abitato di Salentino (o Saltino) non era che un'antica "Aquaviva" che, a giudicare dai resti delle costruzioni civili e delle antiche mura, risalenti al V sec. d.C. ed ancora oggi visibili, doveva presentarsi come una città di grandezza considerevole. Essa sorgeva su di un colle ed era congiunta ad un castello, distante circa un miglio verso sud, che fungeva da fortezza avanzata.

Queste incertezze sull'origine della Città sono dovute alla mancanza di testimonianze scritte antecedenti al XII secolo. Tuttavia si può ragionevolmente supporre che intorno ai secoli VI e VII Aquaviva nasce sui resti dell'antica Salentinum, sito fondato dai Japigi e distrutto durante l'invasione dei barbari dopo il crollo dell'Impero Romano.

Nel corso dei secoli successivi Ostrogoti, Bizantini, Longobardi e Saraceni, invadono il villaggio che segue, così, la sorte dell'intera penisola. Nonostante la rovina generale, l'incontro tra la civiltà classica e i popoli barbari, dà origine ad un'altra compagine etnica. Sorgono innumerevoli centri di popolazione ed Aquaviva, per ragioni topografiche, climatologiche e strategiche, diventa uno dei maggiori agglomerati urbani insieme a Cassanum e Sanctus Erasmus.

Per comprendere meglio gli effetti, ma soprattutto le cause, di tali invasioni, che avrebbero segnato il destino del Mezzogiorno e dell'intera penisola, la Cronistoria non può che partire proprio dal tramonto dell'Impero Romano...


III-IV sec. L'Impero Romano attraversa un intenso periodo di trasformazioni. Le riforme politiche ed amministrative di Diocleziano e di Costantino, il trasferimento della capitale da Roma a Bisanzio e il trionfo del Cristianesimo se da un lato servono a prolungare la vita dell'impero ancora per un secolo, dall'altro aggravano nel tempo gli squilibri economici, sociali e culturali del variegato mondo romano, già messo a dura prova dalle continue razzie dei popoli germanici.

inizio del V sec. I barbari (Alani, Ostrogoti, Svevi, Vandali, Visigoti) tornano a premere con rinnovato vigore sui confini dell'impero. Oriente ed Occidente, divisi in tutto (governo e struttura socioeconomica), affrontano separati la minaccia: l'Oriente riesce a resistere mentre l'Occidente si lascia travolgere. Il sacco di Roma del 410 (24-VIII) ad opera dei Visigoti di Alarico e la nuova minaccia degli Unni di Attila, nel 452, hanno una risonanza traumatica in tutto il mondo cristiano. Il potere imperiale è allo sbando e precipita in balìa dell'esercito, quasi interamente composto e comandato da ufficiali e mercenari di origine germanica.

476 Le milizie al servizio dell'Impero Romano d'Occidente eleggono l'ufficiale erulo Odoacre "re delle genti germaniche in Italia". Questi depone Romolo Augustolo e manda le insegne del potere imperiale a Bisanzio per sottolineare la ricostituita unità dell'impero. Una unità soltanto apparente perché, da questo momento in poi, si assiste alla inesorabile caduta dell'Italia nelle mani di un governo barbarico, una nuova realtà politica. Con questa data si considera convenzionalmente finito l'Impero Romano d'Occidente e l'evo antico. Il regno di Odoacre dura solo una dozzina d'anni perché viene travolto dagli Ostrogoti di Teodorico.

489-493 Su invito dell'imperatore d'Oriente Zenone, preoccupato per l'intraprendenza di Odoacre, gli Ostrogoti occupano in pochi anni tutta la penisola. Teodorico organizza il suo nuovo regno, con capitale Ravenna, promuovendo una pacifica convivenza tra Goti e Romani e preoccupandosi di salvaguardare il ruolo di comando della minoranza ostrogota e, nel contempo, di conservare le istituzioni e le strutture della società classica.

525 I due popoli rimangono divisi fondamentalmente sulla questione religiosa (i Goti sono ariani mentre i Romani cristiani) e quando, l'imperatore d'Oriente Giustino lancia una violenta politica anti-ariana, i loro rapporti si inaspriscono.

526 Muore Teodorico e si apre nel regno una crisi dinastica che dà a Bisanzio il pretesto per intervenire in Italia e travolgere il regno ostrogoto dopo una tremenda guerra durata venti anni (535-552).
568 La conquista bizantina non si è ancora consolidata quando i Longobardi, un popolo primitivo e guerriero, invadono l'Italia senza incontrare valida resistenza nè da parte della popolazione terrorizzata nè da parte dei Bizantini che si arroccano sulle zone costiere protetti dalla loro flotta. L'occupazione del territorio, particolarmente violenta, non avviene secondo un ordine sistematico ma procede sulla spinta autonoma dei capi-tribù (duchi) che, dopo l'assassinio di re Alboino (572) e del suo successore Clefi (574), si rifiutano di eleggere un nuovo re per timore di vedere limitata la propria libertà d'azione. In un clima di totale anarchia nuclei isolati di Longobardi si spingono nel Meridione e costituiscono i ducati di Spoleto e di Benevento. Sotto re Autari (584-590) e re Agilulfo (590-616) il regno si dà un'organizzazione stabile, con capitale Pavia e con una struttura politico-economica e sociale caratterizzata dalla centralità della campagna e dalla decadenza delle città e dei commerci. Gradualmente i Longobardi, originariamente di religione ariana, si convertono al Cristianesimo.

VI-VII sec. L'invasione longobarda crea quella divisione politica e territoriale della penisola che ne caratterizzerà la storia per un millennio. L'Italia, infatti, si trova per la prima volta divisa: un'Italia longobarda, comprendente la pianura padana, la Toscana, parte dell'Emilia e i ducati di Spoleto e di Benevento; e un'Italia bizantina, comprendente l'esarcato di Ravenna, la laguna veneta, le due Pentapoli (Marittima cioè le Marche e Annonaria cioè l'Umbria), Napoli e la costiera amalfitana, la Puglia, la Calabria e le isole maggiori, la costa ligure e il territorio di Roma. Questi confini diventano stabili solo quando, dopo lunghi anni di continue ostilità, Bizantini e Longobardi stipulano una pace duratura (686).

726-744 Il regno longobardo raggiunge l'apice della sua potenza sotto Liutprando, che riesce a ripristinare il potere regio sulle continue tendenze autonomistiche dei duchi. Tornato l'ordine interno Liutprando riprende una politica espansionistica contro i territori bizantini dell'Italia centrale approfittando dell'aperto contrasto che oppone papa Gregorio II all'imperatore bizantino Leone III e delle ribellioni popolari in atto in numerose città italiane a seguito della controversia dell'iconoclastia (lotta al culto delle immagini sacre). Papa Gregorio II nel timore di vedersi ridotto al rango di un vescovo longobardo in una Italia dominata dai Longobardi, rivendica la sovranità papale su quei territori e riesce ad avere ragione della forza militare di Liutprando, il quale, fervente cattolico, con la donazione di Sutri (728) sancisce la formazione del primo nucleo dello Stato della Chiesa in Italia.

751-756 I successori di Liutprando riprendono con decisione ancora maggiore l'espansionismo longobardo riuscendo a strappare definitivamente Ravenna ai Bizantini. Di fronte al pericolo longobardo il papa Stefano II chiede aiuto a Pipino il Breve re dei Franchi. Questi conquistato l'Esarcato e la Pentapoli le cede al papa sancendo definitivamente l'alleanza tra Chiesa e popolo franco.
774 Carlo Magno, figlio di Pipino, occupa Pavia, depone Desiderio, ultimo re longobardo, e si impadronisce del regno assumendo il titolo di re dei Longobardi. La conquista franca definisce una nuova realtà politica e territoriale dell'Italia, divisa tra il dominio franco al nord, il superstite ducato longobardo di Benevento e il dominio bizantino al sud, il nuovo Stato della Chiesa nell'Italia centrale.

fine VIII sec. e inizio IX sec. In Europa Carlo Magno porta a compimento la politica espansionistica iniziata dai suoi predecessori giungendo all'unificazione dell'Europa continentale sotto il dominio carolingio. Una stretta alleanza col Papato e l'uso dell'istituto del vassallaggio come strumento di governo sono i caratteri peculiari del Sacro Romano Impero. Tuttavia una volta scomparsa l'eccezionale figura di Carlo Magno, le forze centrifughe dell'Impero, la rivalità tra i successori di Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, e l'autonomia dei grandi vassalli tornano a prevalere sul potere centrale provocando la divisione dell'Impero Carolingio.

839-848 In Italia, dove all'anarchia feudale si aggiunge la divisione della penisola, il disordine politico raggiunge le punte più alte. Il regno d'Italia, nel nord della penisola, è conteso tra conti, marchesi e duchi fra i quali i re longobardi e franchi l'hanno spartita ed appaltata. A Roma, tra delitti, colpi di Stato e rivolte di palazzo, le famiglie aristocratiche si contendono il Soglio pontificio e il potere temporale che ne deriva.
Nel ducato di Benevento viene ucciso il duca Siccardo, e ha inizio un periodo di torbidi causati dalle rivalità fra il successore eletto Radelchi e Sighinolfo, fratello del morto, proclamato dal popolo principe di Salerno. Probabilmente, durante la guerra, l'originaria "Aquaviva" viene distrutta e gli abitanti cercano rifugio all'ombra del castello, ingrandito dallo stesso Sighinolfo, dove costruiscono la nuova Aquaviva. La contesa ha termine solo con l'intervento del re d'Italia e futuro imperatore Ludovico II. Egli si trova in Italia meridionale per combattere i Saraceni che, conquistata la Sicilia e alcune città costiere tra cui Bari, continuano le loro feroci razzie. A Radelchi tocca Benevento con il Sannio e la Puglia mentre Sighinolfo ottiene Salerno e le terre longobarde di Campania, la Lucania e la Calabria settentrionale.


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