Cronistoria della Città.
di Martino Mastrorocco
Cronostoria Inizio     Pagina precedente


Dall'anno 1.000 all'anno 1.500


1009-1010 Il frazionamento politico prosegue inarrestabile: l'Italia meridionale è divisa tra l'emirato arabo di Sicilia, i ducati longobardi di Benevento, Salerno e Capua, i territori bizantini di Puglia e Calabria, le città costiere (tra cui Amalfi, Napoli, Gaeta e Sorrento) che si rendono autonome da Bisanzio. Anche a Bari scoppia una rivolta antibizantina, capeggiata da Melo nobile di stirpe longobarda, che in breve tempo si estende a tutta la Puglia. Mentre l'imperatore Enrico II, sul cui appoggio contano i ribelli, non interviene, il catapano bizantino si allea coi principi di Benevento e di Salerno per soffocare la rivolta.

1017-1018 Melo di Bari, grazie all'azione del papato, ottiene l'appoggio di alcuni gruppi di mercenari Normanni, figli cadetti dell'aristocrazia feudale della Normandia in cerca di fortuna che offrono i loro servigi militari ai vari potentati locali in lotta tra di loro. Tuttavia Melo viene sconfitto dai Bizantini a Canne ed è costretto a fuggire. Il prestigio bizantino in Italia meridionale aumenta e anche Capua e Salerno ne riconoscono la signoria.

1042 Chiamati in Puglia, da insurrezioni locali, i condottieri Normanni operanti nell'Italia meridionale sconfiggono i Bizantini e si dividono il territorio conquistato: Rainulfo di Aversa ottiene Siponto e il Gargano, Guglielmo d'Altavilla, detto Braccio di Ferro, diventa conte di Puglia, sotto l'alta signoria di Guaimario di Salerno.

1054-1059 Lo scisma d'Oriente, che in breve tempo si estende a tutta la penisola, spinge il papato a intraprendere una politica antibizantina nell'Italia meridionale. Così papa Niccolò II cambia atteggiamento nei confronti dei Normanni, inizialmente avversati, e stipula con essi un'alleanza riconoscendone i domini in cambio del loro aiuto militare contro Bizantini scismatici e Mussulmani.

1060-1075 Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo e fratello di Guglielmo, riesce ad espellere totalmente i Bizantini dalla penisola e sottomette in breve tempo Calabria, Puglia e Campania. Nel frattempo un altro fratello di Guglielmo, Ruggero, inizia la conquista della Sicilia che riuscirà a strappare definitivamente ai Mussulmani dopo trent'anni di dura lotta (1091).
Aquaviva rientra in un generale disegno di fortificazione del territorio di cui fa parte una linea difensiva comprendente anche i castelli di Bari, Bitritto, Sannicandro e Gioia. Il sito è dotato di un recinto quadrangolare con quattro torri angolari collegate l'una all'altra con murazioni fortificate e una quinta, altissima, nel cortile centrale. E' il primo nucleo del fortilizio che per secoli difenderà e, al tempo stesso, dominerà la città. Viene eretta la chiesetta di S. Angelo (ovvero Madonna della Libera).

1127 Il papa Onorio II promuove una lega tra i signori delle principali contee normanne contro l'espansionismo nell'Italia meridionale di Ruggero II d'Altavilla, conte di Sicilia e succeduto al padre Ruggero. Egli, infatti, in assenza di discendenti diretti del duca di Puglia e Calabria Guglielmo II, nipote del Guiscardo, ne reclama la successione. Il patto, stipulato a Troia alla presenza del pontefice, vede protagonista Cornulo barone di Aquaviva, insieme a Grimoaldo Alferanite, principe di Bari, Goffredo, conte di Andria, Tancredi di Conversano e Roberto di Gravina.

1129 In seguito al blocco navale imposto a Bari da Ruggero II, Grimoaldo e i suoi alleati scendono a patti giungendo ad un accordo stipulato a Melfi (10-VIII) col quale si stabilisce l'assetto del ducato. Ruggero è investito dal papa del ducato di Puglia, di Calabria e di Sicilia e i ribelli conservano le proprie signorie ma in cambio gli fanno atto di sottomissione impegnandosi a prestargli aiuto nell'assedio di Troia, che si arrende dopo pochi mesi. Di li a poco Ruggero, che è riuscito ad unificare i domini normanni dell'Italia meridionale, viene incoronato re dall'antipapa Anacleto. Inizia la dominazione normanna che dà vita ad uno stato monarchico fortemente centralizzato, il regno di Sicilia.

1136 Roberto Brizio "Aquevive dominator et Joy" è il signore di Aquaviva che è un centro piuttosto popoloso e uno dei feudi più importanti della Terra di Bari tanto da costituire, verosimilmente, una contea. Essa infatti viene sempre designata col nome di "castrum" e mai con quello di "casale" o di "locus" con cui vengono indicate le circostanti comunità, oggi conosciute coi nomi, di Cassano, Santeramo, Casamassima, Grumo e talvolta anche Gioia.

1145 Il normanno Roberto il Gurguglione (o Serguglione), è principe di Aquaviva dove fonda una infermeria militare che viene presto usata anche dalla popolazione civile. Si tratta del primo ospedale del centro.

1154 Nel regno di Sicilia a Ruggero II succede il figlio Guglielmo I detto il Malo.

1158 L'opera del Gurguglione porta all'edificazione della cattedrale, dedicata alla originariamente all'Assunta Vergine Maria, ed al restauro ed ingrandimento del castello. A lui è stata attribuita nel corso del Settecento anche la fondazione della Chiesa di Aquaviva che, seppure riconosciuta dalla potestà ecclesiastica, si distingue con l'appellativo di "Palatina", cioè di pertinenza del principe ed esente da ogni ingerenza dell'Ordinario Diocesano. Roberto Gurguglione la dota di un congruo patrimonio (tra cui i casali di Ventauro, Sant'Andrea, Sant'Angelo, Malano e Salentino) e ne elegge i sacerdoti: il primo di essi si chiama Andrea. La certezza assoluta di tale fondazione non esiste e questo ha alimentato nel corso dei secoli una complessa disputa proprio per il conseguimento del palatinato.
In tale periodo il feudo acquavivese è vastissimo e confina con Altamura, Matera, Laterza, Castellana, Bitonto e, verso sud-est, s'estende in Terra d'Otranto fino a Grottaglie e Martina Franca.

1166 A re Guglielmo I succede il figlio secondogenito Guglielmo II, il Buono, sotto la tutela della madre Margherita di Navarra.

1171 Una bolla del papa Alessandro III conferma a Rainaldo, arcivescovo di Bari, numerosi centri dell'entroterra barese tra cui Aquaviva.

1180 L'arcivescovo Rainaldo riceve sotto la sua protezione anche il monastero di S. Erasmus e la chiesa di S. Pietro nel territorio di Aquaviva. Negli anni seguenti ciò provocherà accesi contrasti coi baroni locali.

1186 Dopo anni di bellicosi tentativi Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero, assicura al dominio degli Hohenstaufen il Regno normanno di Sicilia facendo sposare Enrico, suo primogenito a Costanza, figlia minore di Ruggero II e zia di re Guglielmo, erede legittima degli Altavilla.

1189-1194 Guglielmo II muore senza eredi maschi. Ciò provoca una contesa dinastica tra Tancredi, figlio illegittimo di un fratello di Costanza e l'imperatore Enrico VI, marito di questa. Enrico, alla morte del rivale prende possesso del regno di Sicilia e invia prigioniero in Germania il piccolo Guglielmo, figlio minorenne di Tancredi. La Sicilia e tutta l'Italia meridionale passano agli Hohenstaufen e si legano da questo momento ai destini dell'Impero tedesco.

1197 Enrico VI muore improvvisamente (28-IX) e lascia erede al trono di Sicilia il figlio Federico di appena tre anni. Per la successione al trono imperiale si accende la lotta tra il ghibellino Filippo di Svevia ed il guelfo Ottone IV di Brunswick. Ottone, che gode dell'appoggio del papa ricevuto in cambio della promessa di rinunciare al regno di Sicilia in suo favore, alla fine la spunterà.

1198 Aquaviva è in disputa con i villaggi limitrofi per vedere assicurati i propri vastissimi possedimenti. Il feudatario Niccolò De Funtanellis, per difendere il suo territorio, occupa il casale di S. Erasmus e l'attiguo monastero di monaci benedettini che avevano chiesto ed ottenuto la protezione della Curia di Bari. De Funtanellis toglie agli abitanti del villaggio il diritto di pascolo che godevano sull'agro acquavivese costringendoli al pagamento di vari censi obbligandoli verso di se coi vincoli di un vero e proprio vassallaggio.

1210 Innocenzo III scomunica Ottone (il quale è venuto meno ai patti avanzando pretese sul regno) e organizza una coalizione europea contro di lui, sostenendo la candidatura imperiale di Federico che s'impegna, a sua volta, a tenere separato il regno di Sicilia dalla corona imperiale.

1219 Il De Funtanellis oppresso da scrupoli religiosi si riconcilia con la Chiesa locale: restituisce senza alcuna restrizione le terre al casale di S. Erasmus e concede diritti di pascolo, acqua e pedaggio ai suoi abitanti.

1220 Federico II, che si è impegnato solennemente a mettersi a capo di una crociata per riconquistare Gerusalemme, viene incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da papa Onorio III.

1221 L'Arcivescovo di Bari, Andrea III, riconosce solennemente con una Bolla (26-III) la palatinità della Chiesa di Aquaviva. Intanto l'arciprete Umfredo tiene, nella chiesa di S. Eustachio, elementari lezioni di cultura religiosa, grammatica ed aritmetica finalizzate all'istruzione dei più piccoli.

1240 Federico II designa come nuovo signore di Aquaviva il nobile d'origine cipriota Filippo Cinardi, esperto di architettura militare, già castellano di Bari nonché suo fedele capitano durante le guerre contro i comuni dell'Italia settentrionale e contro il papato.

1245 Innocenzo IV scomunica definitivamente Federico II e invita gli elettori tedeschi a scegliersi un nuovo imperatore.

1250 La morte coglie d'improvviso Federico II a Ferentino, in Puglia. La reggenza del Regno viene assunta dal figlio naturale di Federico, Manfredi.

1256 Dopo essere stato per alcuni anni coadiutore e consigliere di Gualtieri di Manoppello, capitano generale dell'impero, Filippo diviene Grande Ammiraglio di tutto il Regno di Sicilia e di Gerusalemme. Il prestigio di Aquaviva sale notevolmente. Forte del potere raggiunto Filippo Cinardi, non riconosce le concessioni del suo predecessore, occupa con la violenza il casale di S. Erasmus e querela presso Manfredi, la Curia barese accusandola di usurpare gli antichi diritti feudali. Solo dopo alcuni anni si risolve la questione del possesso di S. Erasmus, concesso definitivamente all'arcivescovo di Bari, insieme alle decine di forni e mulini operanti in Aquaviva.

1258 Manfredi riesce a farsi incoronare re del Regno di Sicilia superando l'opposizione dei Comuni dell'Italia settentrionale e del papa Alessandro IV che lo scomunica. Si apre così un lungo periodo di nuovi conflitti tra guelfi e ghibellini.

1265-1266 Papa Clemente IV, deciso a porre fine alla lotta tra guelfi e ghibellini che da anni sta devastando l'Italia, si rivolge al re di Francia, Luigi IX, offrendogli la corona del Regno di Sicilia. Luigi cede questa opportunità al fratello Carlo, conte d'Angiò e di Provenza, che scende in Italia con 30.000 uomini, si scontra a Benevento con Manfredi (26-II), che rimane ucciso, e conquista il Regno. Finisce così il dominio svevo sull'Italia meridionale e crolla il partito ghibellino nel resto d'Italia.
Intanto Cinardi muore in Epiro dove si era recato per difendere i possedimenti della regina Elena, vedova di Manfredi, di cui era un fedelissimo seguace. La sua vasta proprietà viene smembrata e i suoi eredi vengono rinchiusi nel castello di Trani. Così Aquaviva per alcuni anni è governata dal regio castellano Consiglio da Bari.

1268 Il giovane Corradino d'Hohenstaufen, invocato dai ghibellini, è deciso a ritentare l'avventura di Corrado IV, suo padre, e a riconquistare il regno del nonno Federico.
Anche Aquaviva, insieme ad altre città lucane e pugliesi, si è ribellata soprattutto a causa delle gravose imposizioni che è costretta a subire dagli angioini. La battaglia definitiva si svolge a Tagliacozzo, dove l'esercito di Corradino riuscito dapprima vincitore e dispersosi a far bottino, viene disfatto dalle riserve di re Carlo. Corradino viene catturato e decapitato sulla Piazza del Mercato a Napoli (29-X). Durante i giorni di Natale Carlo giunge ad Acquaviva da dove emana diverse ordinanze e decreti per ristabilire l'ordine nella zona.

1269 Preso possesso del suo regno Carlo I d'Angiò rende immediatamente operativo il suo programma politico e amministrativo che vede ai primi posti ampie concessioni agli enti ecclesiastici e la sostituzione dei feudatari locali con quelli francesi. Consiglio da Bari deve dunque consegnare Aquaviva a Galgano de Marra "fidelis pleius confidentes" di re Carlo.

1270 All'inizio dell'anno Aquaviva viene infeudata al cavaliere francese Guglielmo I de Satiguevilla a cui ben presto succede il figlio Guglielmo II. Sotto la signoria di quest'ultimo si accentuano in maniera spaventosa le tasse e i tributi che il popolo è costretto a pagare. A causa della politica espansionistica di re Carlo, infatti, le finanze del regno sono dissestate, l'amministrazione in disordine, le strade in rovina e tutto il regno è spaventosamente impoverito.

1271 Grazie alla considerazione che gode presso il sovrano, Guglielmo II ottiene una dilazione del pagamento dei tributi e la garanzia che gli acquavivesi non verranno più molestati dagli abitanti del luoghi vicini.

1278 Carlo I concede a Guglielmo II il feudo di Gualdo e la Terra di Padula (28-I). Questi si vanno ad aggiungere ai numerosi possedimenti detenuti da Gugliemo in Terra di Bari, in Capitanata e in Campania. Intanto alle gravose tasse se ne aggiungono di nuove: Simone di Belvedere, governatore della Terra di Bari, ordina all'Università di Aquaviva di provvedere alla sostituzione della vecchia moneta in uso con una nuova il cui prezzo nominale è di molto inferiore al valore effettivo. La sostituzione si rivela un pesante tributo poiché la differenza di valore tra vecchia e nuova moneta è tale da far guadagnare al fisco circa l'80%.

1282 A Palermo, all'ora dei vespri del lunedi di Pasqua (31-III), le molestie di un soldato francese contro una ragazza palermitana provocano lo scoppio di una violenta rivolta contro gli angioini. Il moto popolare, che verrà ricordato col nome di Vespri siciliani, si propaga immediatamente in tutta l'isola sostenuto da una congiura antiangioina dei nobili. Questi sollecitano l'intervento del re d'Aragona, Pietro III, genero di Manfredi. Il suo intervento dà origine alla lunga guerra del Vespro che durerà 20 anni. Carlo I, in seguito alla rivolta è costretto a trasferire la capitale del Regno da Palermo a Napoli.
A settembre, morto Guglielmo II, suo figlio minorenne Guglielmo III de Satiguevilla, detto Guglielmotto, è il nuovo signore di Aquaviva. Carlo I ordina al Giustiziere della provincia di prendere possesso di Aquaviva e governarla a nome del bambino (17-IX).

1284 Carlo I affida definitivamente la tutela di Guglielmotto e l'amministrazione di tutti i suoi beni al nobile Guglielmo d'Alneto (30-IX).

1296 Durante il regno di Carlo II lo Zoppo, succeduto al padre nel 1285, chiese e monasteri baresi godono di una politica di particolare favore.
Alla Cattedrale di Bari vengono riconosciuti, tra gli altri, gli antichi diritti d'uso sulla selva di Aquaviva da parte dei suoi vassalli di S. Erasmus (12-VII).

1302 La pace di Caltabellotta conclude il conflitto siciliano con un compromesso: Federico d'Aragona viene riconosciuto re di Trinacria (ovvero la Sicilia che rimane separata dal meridione continentale fino alla metà del XV secolo), mentre il titolo di re di Sicilia rimane agli angioini che conservano il dominio sull'Italia meridionale continentale (Regno di Napoli).
Il feudo acquavivese torna nelle mani adulte di Guglielmotto, ma Carlo II, gli confisca i beni dichiarandolo colpevole di ribellione non avendo obbedito all'ordine di presentarsi con armi e cavalli al suo cospetto. Così il re infeuda Raimondo Berengario, suo secondogenito (25-I).

1304 Muore Berengario ed Aquaviva passa sotto l'amministrazione della Regia Curia.

1305 Carlo II aggrega la città alla contea di Andria. Questa viene portata in dote da sua figlia Beatrice che sposa Azzo VIII, signore di Ferrara, Modena e Reggio e marchese d'Este. In tale occasione compra anche i castelli di Monte Sellica e Casale Aspero, in Basilicata.

1308 Alla morte di Azzo VIII, Beatrice sposa in seconde nozze Bertrando del Balzo di Montescaglioso, fedele cavaliere del re. Aquaviva entra così nei vasti domini di questa nobile famiglia d'origine provenzana.

1309 Sul trono di Napoli Roberto I d'Angiò il Saggio succede a suo padre Carlo II. L'alleanza di Roberto con il papa e la Francia ne fa il capo del guelfismo italiano.

1312-1313 Bertrando del Balzo combatte per gli angioini in Toscana contro l'imperatore tedesco Enrico VII di Lussemburgo.
Quando Firenze, per esigenze di difesa militare, si mette sotto la protezione di re Roberto offrendogli la signoria formale, Bertrando del Balzo, suo cognato, diventa capitano della città.

1316 c.a Al fine di evitare l'impoverimento e l'emigrazione dei suoi sudditi verso altri villaggi, Bertrando decide di alleviare le imposte sulle colture e sull'allevamento sostituendo il "carnagium" con il "plancaticum". Il primo balzello tassa ogni anno i proprietari di più di 20 ovini o suini per 2 tarì, i pastori sul cacio e sulla ricotta per 1 tarì ed i contadini su ogni aratro di almeno tre buoi per 1,5 tarì. Il secondo, invece, è un'imposta su ogni animale macellato e posto in vendita che colpisce esclusivamente i commercianti di carne.

1321 I furti di bestiame, la distruzione dei raccolti e le continue violenze verificatesi nelle terre di Aquaviva, Grumo e Sannicandro sono tali da richiedere l'intervento di Carlo, duca di Calabria, figlio e vicario di re Roberto, che ordina ai suoi ufficiali di reprimere con la forza i colpevoli di tali reati.

1323-1336 Bertrando combatte per la Chiesa in Lombardia e successivamente ricopre la carica di Ammiraglio Supremo delle armate angioine in Sicilia durante i tentativi di riconquistare l'isola.

1330 Alla morte di Beatrice (18-III) il feudo viene ereditato da Maria del Balzo, sua unica figlia che ha sposato Umberto II, signore del Delfinato (regione storica della Francia sud-orientale). Bertrando continua, tuttavia, ad amministrare i feudi ma, dopo il suo matrimonio con Margherita d'Alneto, Maria ne richiede la restituzione.

1343 Re Roberto muore (19-I) lasciando il regno alla nipote Giovanna I, figlia di Carlo, il defunto duca di Calabria. Durante i 34 anni del suo regno si delineano quelle caratteristiche socio-economiche che decreteranno la decadenza del Regno di Napoli. Il prevalere di una economia agricola, il dominio dei mercati stranieri (in particolare i fiorentini che avevano finanziato gli angioini al momento della conquista del regno), la forza politica ed economica della nobiltà e il diffondersi della peste nera aggravano sensibilmente i fenomeni di depauperamento, di abbandono e di spopolamento delle città.

1345 In questo quadro di decadenza, accentuato da una crisi economica e demogafica di portata europea, il Regno viene sconvolto da un lungo periodo di lotte dinastiche tra i rami angioini di Napoli, d'Ungheria, di Taranto e di Durazzo. Tutto ha inizia quando Giovanna sposa giovanissima suo cugino, il principe Andrea d'Angiò del ramo d'Ungheria che aspira segretamente a rubarle la corona. Andrea, però, viene ucciso in una congiura nella quale si sospetta sia implicata anche la moglie (18-IX).
Maria del Balzo, dopo lunghe trattative, vende tutto il ducato di Andria a suo padre Bertrando. Aquaviva viene valutata in base al reddito annuo di 180 once d'oro.

1346 Il papa Clemente VI commissiona a Bertrando del Balzo, Maestro Giustiziere del Regno, l'incarico di ricercare i colpevoli dell'omicidio di Andrea. Mentre stava per espletare l'inchiesta intrapresa, Bertrando muore trasmettendo i suoi feudi al primogenito Francesco I del Balzo, che li amministra sotto la tutela della madre Margherita.

1347-1348 Mentre Giovanna sposa il suo nuovo amante Luigi di Taranto, dandogli titolo ed autorità regali, Luigi I il Grande re d'Ungheria, informato dell'uccisione di suo fratello marcia su Napoli per vendicarlo. Al diffondersi della peste nera è costretto, in un primo momento a ritirarsi, ma successivamente giunge nella capitale e prende possesso del Regno. Ripartito Luigi, Giovanna torna a Napoli dichiarando guerra agli ungheresi.

1349 Luigi torna in Puglia con un poderoso esercito e cinge d'assedio Bari mentre tutta la regione è vittima per anni di incendi e massacri. Aquaviva, insieme a Noia e Triggiano, ne rimane immune grazie ad un semplice quanto efficace stratagemma: Betto de Rossi, rettore e giustiziere delle terre dei Del Balzo, mentre gli ungheresi assediano Bitetto, si reca nell'accampamento nemico e fa credere di volere seguire il partito del re Luigi. Successivamente per rendere più credibile la messinscena inalbera sugli spalti dei tre comuni il vessillo ungherese.

1352 Viene firmata la pace tra le fazioni in lotta (14-I) e Giovanna, maestra negli intrighi di corte, riesce a conservare il titolo di regina e suo marito Luigi di Taranto viene incoronato re (27-V).

1368-1373 Filippo d'Angiò, principe di Taranto, morendo, lascia il principato alla sorella Margherita e al nipote Giacomo, figlio minore Margherita e di Francesco I del Balzo, duca d'Andria e signore di Aquaviva. Questi essendone tutore accentra nelle proprie mani una vasta baronia. Tuttavia Francesco non si accontenta e cerca nuove conquiste. La vicina e indifesa Cassano fa gola, così gli annosi litigi territoriali tra Cassano ed Aquaviva si accentuano provocando gravissimi scontri e violenze. L'arcivescovo di Bari Bartolomeo Carafa per difendere i cassanesi dalle continue molestie di Francesco provvede a cingere il paese di mura e fortilizi. Dopo aver ottenuto dalla regina Giovanna I il titolo di duca, Francesco pensa in grande e rivolge altrove le proprie attenzioni giungendo a pretendere anche il dominio di Matera, posseduta dalla potente famiglia Sanseverino. Impadronitosi con la forza della città deve sopportare le proteste dei baroni Sanseverino che ricorrono alla regina. Questa, vista la sua ostinatezza, lo condanna in contumacia alla perdita dei suoi feudi e lo costringe a fuggire dal Regno cercando asilo in Avignone presso papa Gregorio XI, suo congiunto. Con l'aiuto del pontefice, Francesco assolda 15.000 mercenari e marcia su Napoli, ma consigliato dallo zio Raimondo, Gran Camerario del Regno, rinuncia ai suoi propositi di conquista e s'imbarca dalle coste pugliesi per le coste provenzali, abbandonando il proprio esercito. Aquaviva viene presumibilmente annessa al Demanio Regio.

1374 La regina riattribuisce all'arcivescovo di Bari Nicola Brancaccio i diritti su Cassano e S. Erasmus che, usurpati da Francesco, sono stati annessi al Demanio Regio dopo la ribellione di questultimo (23-IX).

1375 Il ducato di Andria viene frazionato e Giovanna assegna Aquaviva al conte di Conversano Luigi d'Enghien. Luigi, d'origine francese e imparentato con la celebre famiglia dei Brienne, che ha partecipato alla guerra contro Francesco e viene in tale maniera premiato per la sua fedeltà.

1378 Viene stipulata una convenzione tra Luigi d'Enghien e Giacomo Arcuzio, principe di Altamura, riguardante una questione territoriale insorta tra acquavivesi ed altamurani.
Intanto per la successione al soglio Pontificio è guerra aperta tra Clemente VII e Urbano VI. E' il "grande scisma" che divide tutto il mondo cristiano e che per decenni fa della Chiesa un campo di battaglia. Quelli che seguono sono anni burrascosi con continue guerre e inestricabili vicende dinastiche.

1380 L'appoggio a Clemente vale a Giovanna la scomunica di Urbano che chiama in Italia meridionale Carlo III d'Angiò Durazzo nipote del re d'Ungheria. La regina, per protesta, adotta Luigi I duca d'Angiò, fratello del re di Francia Carlo V.

1382 Luigi d'Enghien, resta fedele alla regina. Ma quando Carlo di Durazzo con un colpo di Stato depone Giovanna e la fa strangolare (22-V) Luigi viene dichiarato colpevole di ribellione e privato dei suoi domini. Il nuovo re Carlo concede al barone Luigi di Sanseverino la signoria di Aquaviva. Estintosi quest'ultimo senza figli legittimi, Aquaviva viene infeudata al cavaliere Franceschello Guindazzo, membro del Regio Consiglio, Ciambellano e Maresciallo del Regno (11-IX).

1383 L'assassinio di Giovanna provoca l'intervento nel Regno di un esercito di Luigi I d'Angiò, figlio adottivo di Giovanna , che rivendica il Regno. In Puglia i due eserciti si fronteggiano in una sorta di guerra di posizione che è interrotta da periodiche e feroci incursioni e che termina solamente quando Luigi muore di peste (20-IX).
Giovanni I di Lussemburgo, che ha sposato Margherita d'Enghien, come premio per la fedeltà dimostrata verso i Durazzo, riceve in dono la contea di Conversano divenendo, così, anche signore di Aquaviva.

1386 Carlo III rimane vittima di una congiura (24-II). Sale sul trono di Napoli il figlio Ladislao sotto la reggenza della madre. Per molti anni dovrà lottare contro il partito angioino che chiama in Italia Luigi II d'Angiò, figlio di Luigi I, investito del Regno dall'antipapa Clemente VII. Gli scontri tra i due pretendenti stimolano rivolte baronali nella maggior parte delle province del regno e assumono alternativamente l'aspetto della guerriglia e la veste del duello cavalleresco. Nelle intricate vicende che si susseguono nei mesi successivi alleanze, rotture e repentini cambiamenti di campo sono all'ordine del giorno.

1390-1392 La fedeltà diventa merce rara e spendibile nel mercato dei titoli feudali: Giovanni I di Lussemburgo, che non è esente dalla sindrome del tradimento, riesce a mantenere i suoi domini passando dalla parte di Luigi II. Questi, infatti, consegue risultati militari positivi soprattutto in Puglia dove il suo dominio rimane stabile sin quasi alla fine del secolo.

1393 Un episodio che ha per protagonista un cittadino acquavivese rende chiara l'idea della condizione femminile dell'epoca: sulla porta dell'ospizio di Antonio di Carofiglio, nel quartiere della chiesa di S. Tommaso in Bari, viene trovata una donna barese, Cinfra Cafaro, moglie di Pietro Spararo, con il capo coperto e "cum canapo in collo et manibus legatam". Accusata di tradimento dal marito di fronte al capitano e castellano della città Gabriele di Parma, viene condannata a morte dopo averle concesso di far rogare testamento.

1394 Morto Giovanni I, Aquaviva è ereditata dal figlio Pietro I di Lussemburgo.

1399 Ladislao riconquista, quasi interamente, la Puglia.

1400 Ha termine la lotta tra la fazione durazzesca e quella angioina: Ladislao entra vittorioso in Napoli. Il Quattrocento si apre con la definitiva riannessione della Puglia al Regno di Napoli. Solo il principato di Taranto, di cui fa parte anche Bari coi vicini castelli, e le città di Conversano e di Acquaviva rimangono fedeli a Luigi II d'Angiò che tuttavia torna in Provenza mentre i baroni ribelli vengono giustiziati e privati dei loro beni.

1403 Pietro II di Lussemburgo è il nuovo signore di Aquaviva. Questi è figlio del predecessore e genero di Francesco del Balzo, duca di Andria, avendone sposato la figlia Margherita.

1406 Morto Raimondello del Balzo Orsini potente principe di Taranto, Ladislao intuisce che è arrivato il momento più opportuno per soggiogare il principato. La vedova di Raimondello, Maria d'Enghien, chiede aiuto ai baroni di Sanseverino e ai conti Lussemburgo di Aquaviva. La città, nelle cui vicinanze ha luogo una cruenta battaglia tra le parti in lotta, è presa e saccheggiata.

1407 Ladislao, per mettere fine alla guerra pensa bene di sposare la vedova Maria guadagnando, così, con l'astuzia e le lusinghe, quello che non è riuscito ad ottenere con la forza e le armi. Nella lieta circostanza del matrimonio Aquaviva, che dopo la sconfitta, ha cacciato Pietro II, presenta una petizione a Ladislao in cui, implorando perdono per la mancata fedeltà, chiede il ripristino degli antichi privilegi e l'incorporazione al Demanio Regio. Un benevolo Ladislao concede tutte le grazie richieste (12-V).

1409 Probabilmente Aquaviva segue la sorte della contea di Conversano infeudata ad Alberico da Barbiano, celebre capitano di ventura al soldo di Carlo di Durazzo durante le guerre per la conquista del Regno.

1414 La peste nera, la carestia e la crisi economica caratterizzano la regione e la Terra di Bari. Le condizioni economiche della città sono talmente misere che Ladislao riduce la tassazione a sole 5 once d'oro.
Dopo aver tentato invano di invadere la Toscana, Ladislao muore (6-VIII) e gli succede la sorella Giovanna II.

1415-1416 Giacomo di Borbone conte de La Marche, avendo sposato Giovanna II, diventa principe di Taranto. Appoggiato da una parte delle nobiltà feudale aspira ben presto alla Corona regia ed è subito rivolta. Sbarca a Manfredonia con l'intento di occupare l'intera regione e la minaccia è sufficiente a consegnarli il titolo regio. Ben presto però una insurrezione popolare a Napoli lo costringe ad abbandonare tutto e a riparare a Taranto. Qui prima di venir fatto prigioniero dai baroni ribelli riesce a vendere il principato a Maria d'Enghien e a Giovannantonio, figlio di Maria e di Raimondello del Balzo Orsini. Sarà liberato solo tre anni dopo per l'intercessione del papa Martino V.

1417 Reintegrata della Corona Giovanna conferma la vendita del vasto principato a Maria e a Giovannantonio e vende Aquaviva ed altri feudi a Giovannella Gesualdo, moglie di Domenico Attendolo Sforza, nipote del famoso capitano di ventura Muzio Attendolo, fedele servitore della regina e ricompensato con la prestigiosa carica di Connestabile del Regno. Domenico Attendolo Sforza viene nominato capitano dei feudi della moglie (10-VII).

1420-1424 In questi anni Giovanna II, debole e indecisa nella gestione del potere, è incapace di destreggiarsi tra i gravi contrasti che oppongono il gran siniscalco Giovanni Caracciolo, detto Ser Gianni, e Muzio Attendolo Sforza. Quando quest'ultimo chiama a Napoli Luigi III d'Angiò, Ser Gianni reagisce consigliando a Giovanna, che non ha discendenti diretti, di adottare Alfonso V d'Aragona erede dei regni d'Aragona e di Sicilia. Scoppia così una contesa durante la quale quasi mai potere reale e titolo formale coincidono: Alfonso è nominato vicerè ma il suo avversario, sostenuto da papa Martino V, viene riconosciuto da molti baroni e città. Le lotte di successione, come gli intrecci matrimoniali sono, nelle monarchie feudali, una forma di politica se è vero che, dopo qualche anno, Giovanna con un autentico colpo di scena, revoca l'adozione di Alfonso in favore di Luigi III che viene associato al regno. La lotta tra i due prosegue negli anni successivi con ogni mezzo e in un susseguirsi di scontri militari, omicidi, congiure e imprevedibili ribaltamenti di alleanze.

1424 In Aquaviva viene costruita la chiesa di S. Rocco.

1425 Giovanna II conferma ad Aquaviva la riduzione delle tasse concessa dal fratello Ladislao nel 1414.

1429 Rientrato nell'eredità paterna, sempre più ambizioso e in un clima caratterizzato dall'evanescenza del potere centrale, Giovannantonio del Balzo Orsini s'impadronisce anche di Aquaviva, Casamassima, Matera e di altri luoghi in diverse province del Regno sfidando l'autorità regale.

1432 Mentre continua in tutto il Regno la lotta tra angioini ed aragonesi, il potente Sergianni Caracciolo, già favorito della regina Giovanna II ma ormai in aperto contrasto con questa, viene ucciso in una congiura (19-VIII).

1434 Ribellatosi all'ordine della regina di restituire le terre occupate con la forza, Giovannantonio Orsini viene dichiarato reo di ribellione. Dopo una breve resistenza, durante la quale Aquaviva è presa e saccheggiata dalle truppe del capitano di ventura Giacomo Caldora, Giovannantonio,tradito da un suo ufficiale, fugge nel Salento abbandonando i propri feudi. Il Caldora, capitano dell'esercito della regina e fedele a Luigi III durante la lotta per la successione al Regno, ottiene il ducato di Bari di cui fa parte Aquaviva come compenso dei servigi resi durante guerra contro l'Orsini, sostenitore di Alfonso.

1435 Prima di morire Giovanna II (2-II) ha nominato suo erede il conte di Provenza Renato d'Angiò, fratello di Luigi morto nel novembre dell'anno precedente. Renato è tenuto prigioniero dal duca di Borgogna e fino al 1438 non può prendere possesso effettivo del Regno che è governato, in sua assenza, da sua moglie Isabella di Lorena.
In Puglia a sostenere il peso degli scontri armati tra il partito filoaragonese e quello filoangioino sono rispettivamente l'Orsini e il Caldora.

1439 Giacomo Caldora, il cui "dio era l'oro ed alla vista di quello si metteva sotto i piedi la fede e l'onore", muore (15-XI). Il ducato di Bari, compreso Aquaviva, passa a suo figlio Antonio Caldora.

1440 Antonio non ha la stessa tempra del padre e le sue errate scelte politiche e militari lo portano a perdere i possedimenti pugliesi. Infatti Giovannantonio Orsini dopo anni di vani tentativi riconquista Aquaviva e gran parte del ducato grazie al tradimento di Marino da Norcia, governatore delle Terre di Bari per conto della famiglia Caldora.

1442 Alfonso d'Aragona, già re di Sicilia, vince finalmente il rivale Renato e conquista il Regno di Napoli riunificando l'Italia meridionale, peninsulare ed insulare (2-VI). Con lui, la cui politica interna mira soprattutto al rinnovamento delle strutture statali e alla riforma del sistema fiscale, inizia la dominazione aragonese destinata a durare fino al 1501. Viene ufficialmente formalizzato il possesso del ducato di Bari da parte di Giovannantonio, principe di Taranto. Si viene a costituire così un vero e proprio Stato nello Stato, un dominio semiindipendente. L'Orsini è più potente dello stesso re, e possiede più di 400 castelli tant'è che "da Salerno a Taranto viaggia sempre in terre sue".

1450 L'Orsini, favolosamente ricco, cede di sua spontanea volontà Aquaviva al duca d'Andria, Francesco II del Balzo, che aveva sposato una sua nipote, Sancia Chiaromonte. Aquaviva ritorna così, dopo quasi 80 anni, in possesso della famiglia del Balzo.

1452 L'Arcivescovo di Bari, Francesco D'Ayello, dichiara priva di efficacia la Bolla emanata più di due secoli prima da Andrea III e pretende di sottoporre alla propria giurisdizione la Chiesa acquavivese. Contro tale decisione il clero ed i cittadini di Aquaviva muovono querela al papa Niccolò V che, tramite Giacomo vescovo di Bisceglie riconferma i diritti della Chiesa di Aquaviva.

1458 Alla morte del re Alfonso, detto il Magnanimo, l'erede legittimo è Ferdinando (Ferrante) d'Aragona.

1459 I maggiori feudatari del Regno favoriscono il ritorno sul trono degli angioini. Il duca d'Angiò Giovanni, figlio di Renato d'Angiò, rivendica, infatti, gli antichi diritti. Francesco II del Balzo rimane fedele all'aragonese nonostante i consigli di suo zio Giovannantonio, schieratosi questa volta dalla parte degli angioini e quindi principale sostenitore di Giovanni.

1460 Giovanni dà ordine di ridurre all'obbedienza Aquaviva. La città è assediata per giorni dalle sue truppe, comandate da Jacopo Piccinino, e apre le porte solo dopo aver sanzionato un accordo con questi. Ma il Piccinino non lo rispetta e compie una orribile strage senza risparmiare né donne né bambini, distruggendo ogni cosa tanto che di Aquaviva non rimane nulla fuorché il nome e un mucchio di rovine.

1462 Dopo la vittoria di Troia (18-VIII) Ferdinando I ristabilisce la propria autorità e ordina che Aquaviva venga riedificata e cinta di nuove mura come premio per la fedeltà dimostrata e per l'eroica resistenza. Inoltre accorda esenzioni da varie imposte ordinarie ed esenta per un periodo di 40 anni i cittadini acquavivesi dall'obbligo di provare con titoli scritti il possesso dei propri beni poiché durante il saccheggio gli archivi notarili sono andati bruciati.
Intanto Francesco riconciliatosi con lo zio grazie al matrimonio tra il suo secondogenito Enghielberto e Conquesta, figlia naturale del principe, rinuncia alla carica di Gran Connestabile e scompare dalla vita politica ritirandosi a vita privata.

1471 Viene edificato "ad un tiro di archebugio dalla cittadina" il convento domenicano dedicato a S. Maria di Loreto (oggi chiesa di S. Domenico).

1484 Pietro (o Pirro) del Balzo, già duca di Venosa, alla morte del padre diviene duca d'Andria e signore di Aquaviva.

1485 La nobiltà napoletana è in buona parte filoangioina e ostile all'accentramento del potere operato dal re. Così, fomentati da papa Innocenzo VIII, Pirro gran Connestabile del Regno e altri esponenti della grande feudalità si ribellano a Ferdinando, dando inizio alla cosiddetta "congiura dei baroni" in favore di Renato di Lorena, nipote di . Renato d'Angiò.

1486 Dopo alcuni mesi di guerra Ferdinando finge di cedere, sottoscrivendo una tregua (5-VI) e invita i baroni a corte per festeggiare la riconciliazione. Quando tutti sono in una grande sala, ad un segnale convenuto, fa chiudere le porte di uscita, dà ordine di disarmare gli ospiti e li caccia in prigione e dopo alcuni giorni li fa processare e condannare a morte. Tra questi vi è anche Pirro del Balzo.

1487 Giustiziato Pirro, Aquaviva e tutto il ducato di Andria passa a Federico, secondogenito del re, avendo questi sposato Isabella figlia di Pirro.

1494 Mentre i baroni del regno esuli in Francia premono sul re Carlo VIII perché organizzi una spedizione contro gli aragonesi nel Mezzogiorno, Ferrante attento alla minaccia si prepara alla difesa allestendo la flotta e arruolando tremila soldati. Ma la morte lo coglie e a lui succede suo figlio Alfonso II (25-I). Carlo cede alle pressioni e accampando i diritti della casa d'Angiò sul trono di Napoli, discende in Italia al comando di 30.000 uomini col proposito di impadronirsi del Regno. Ciò innesca la rivolta di molti baroni di Puglia contro la casa d'Aragona mentre Acquaviva, questa volta, le rimane fedele.

1495 Mentre Carlo giunge a Roma, re Alfonso II abdica (23-I) in favore del figlio Ferdinando II (Ferrandino) che, a sua volta, dopo un accorato appello ai sudditi, fugge dal Regno. Aquaviva subisce l'invasione dell'esercito francese che brucia e demolisce l'intera città, compreso il castello. Al saccheggio segue una dura carestia che obbliga i sopravvissuti a cibarsi di pane d'orzo e di erbe: 250 famiglie muoiono di fame o emigrano altrove.
Quasi senza colpo ferire Carlo VIII si ritrova padrone di Napoli. L'esercizio del governo, però, non si rivela altrettanto semplice. Ben presto, a seguito di una trama diplomatica che porta alla costituzione di una lega tra gli Stati italiani, Carlo rimane isolato e deve abbandonare il Regno fuggendo verso nord. Artefice della vittoria è il giovane re Ferdinando II, amatissimo dal popolo, che con l'aiuto di Consalvo di Cordova e di Venezia è riuscito a riconquistare palmo per palmo il Regno ed a rientrare trionfante a Napoli (7-VII).

1496 Quando ancora la guerra per la riconquista del regno non è ancora terminata Ferdinando II muore meno che trentenne (7-X), stroncato dall'immane fatica. Il trono è ereditato dallo zio Federico d'Aragona, già duca d'Andria e signore di Aquaviva.
Questi memore della fedeltà dimostrata da Aquaviva, vuole conservare la città nel dominio della propria famiglia assegnandola a Giovanna d'Aragona vedova di Ferdinando I.

1497 Giovanna durante un suo viaggio nel Salento si ferma ad Aquaviva dove è ricevuta con le maggiori accoglienze e dimostra la sua benevolenza decorandola col titolo di Città.

1498 Giovanna provvede alla ricostruzione del castello demolito durante il saccheggio del 1495, consente che nessun cittadino di Altamura possa esercitare in Aquaviva la capitania o altro ufficio poiché questi, essendo stati filoangioini, sono diventati acerrimi nemici degli acquavivesi. Ella ingiunge, inoltre, ai mercanti veneziani Francesco Barenga e Bartolomeo De Risi di concedere agli acquavivesi le necessarie dilazioni per il pagamento delle somme di cui erano debitori (3-IV). Queste e altre numerose concessioni favoriscono il miglioramento economico della città.

1499 Si registra la formazione del primo parlamento democratico cittadino. Nel mese di luglio di ogni anno gli acquavivesi, senza distinzione di ceti e classi sociali, si riuniscono per eleggere i propri amministratori. In realtà in questa assemblea vengono compilate liste di tre nomi, una per ogni carica, tra i quali il feudatario sceglie quelli che più gli aggradano, mentre il Governatore, capo civile polilico e giudiziario è di nomina regia. I membri dell'amministrazione comunale sono: gli Ordinari, che costituiscono l'Università (una sorta di Consiglio Comunale) presieduta dal Sindaco e le cui delibere vengono registrate dal Cancelliere, il Tesoriere che custodisce le rendite del Comune, il Catapano che è preposto al controllo dell'entrata e dell'uscita dalla città delle mercanzie e al controllo dell'esattezza dei pesi e misure, gli Apprezzatori preposti alla valutazione dei prodotti al fine di determinare la giusta quota d'imposta da versare all'erario, il Camerlengo custode delle chiavi della città e delle carceri, i Baglivi che provvedono alla vigilanza urbana e campestre, gli Esattori addetti alla riscossione delle tasse e il Mastromercato il cui compito e quello di vigilare durante le fiere del bestiame e delle merci varie di maggio e di agosto.
La regina comunica alla comunità acquavivese che il re Federico "per satisfare ad alcuni disigni" le ha chiesto di restituire la città (30-I) che viene in seguito infeudata al conte di Conversano e duca d'Atri Andrea Matteo Acquaviva d'Aragona, uno dei più prepotenti baroni del regno. Giovanna che riceverà in cambio la città di Tursi, è costretta a consegnare la terra ed il castello nelle mani del regio commissario Giacomo de Ligorio. L'intera città, nobili e popolani, si ribella a tale decisione eleggendo sindaco Giambattista Vitale. La popolazione si arma e fortifica le mura impedendo l'entrata al nuovo signore che la cinge d'assedio. Dopo un fallito tentativo di irruzione presso la porta dell'Ostero, Andrea Matteo, con l'aiuto di un ignoto traditore, entra in città, per la porta di S. Pietro, alcuni giorni dopo. Nobili, cittadini e popolani indiziati come promotori della resistenza vengono uccisi. Lo stesso sindaco Vitale viene decapitato nella pubblica piazza.

fine XV sec. Colonie di Greci, Giudei, Schiavoni ed Albanesi si stanziano ad Aquaviva e nei dintorni. I rapporti tra acquavivesi ed ebrei sono molto ostili non tanto perché questi ultimi osservano una diversa fede religiosa quanto perché esercitano l'usura che raggiunge anche il 30% delle somme prestate. L'odio degli acquavivesi per gli ebrei è tale da sfociare nell'assurda accusa di aver provocato il saccheggio del 1495. I numerosi casi di persecuzione e di omicidio a danno di essi inducono la stessa Giovanna ad ordinare che si proceda con maggiore severità nei confronti dei colpevoli di tali azioni.


Pagina precedente www.cassarmonica.it Indice Analitico Cronostoria Inizio Torna all'inizio della pagina




















Per una versione più aggiornata, completa e meno sintetica:
La nostra Storia
In vendita presso tutte le librerie di Acquaviva delle Fonti.