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Il caso dei de Mari ad Acquaviva delle Fonti.
di Chiara Dalfino Spinelli

I Genovesi in Puglia

Lo studio dei de Mari si inquadra nel fenomeno, assai ampio, che nella prima metà del XVII secolo vide importanti famiglie liguri giungere e stabilirsi in Puglia, assurgere a dignità nobiliare, divenire committenti di palazzi, cappelle gentilizie, dipinti. A quello dei de Mari possono infatti essere affiancati i nomi dei Centurione, dei Pinelli, dei Giudice, degli Imperiale, i quali, negli stessi anni, eleggono i feudi pugliesi a proprie residenze stabili.
Vanno dunque chiarite le ragioni della loro presenza nel meridione, e va sottolineata la peculiarità della nobiltà genovese rispetto alla feudalità tradizionale.
Dal primo delinearsi istituzionale della città marinara, l'oligarchia genovese appare infatti contraddistinta dal preminente esercizio di attività commerciali e finanziarie; attività che si allargano a dismisura con la scoperta del Nuovo Mondo, e si sviluppano, nel primo '500, in stretta connessione con i domini dell'Impero spagnolo di Carlo V.
Dalle colonie sud-americane i "conquistadores" spagnoli traggono enormi quantità d'oro e d'argento: ricchezze che però, convertite in moneta, non vengono produttivamente reinvestite nei territori della Corona, ma sono utilizzate per acquistare all'esterno tutto ciò che la Spagna, la cui economia è ancora di tipo agricolo- pastorale, non è in grado di produrre.
Per tutto il cosiddetto "lungo '500", il volume delle importazioni non cessa di crescere; e i mercanti-armatori Genovesi, pienamente inseriti in questo circuito, dominano letteralmente il mercato. Sulle loro navi giungono in Spagna spezie, seta, velluto nero di Genova, utilizzato a corte a Madrid, ma anche cereali dalla Sicilia, o lana dalla Puglia, in concorrenza con gli stessi prodotti locali.
Dal 1528, con Andrea Doria, Genova fornisce le proprie galere all'Imperatore. Banchieri genovesi come i Grimaldi, gli Spinola, i Cattaneo, i Centurione, gli stessi Doria, sono titolari per il 51% dei prestiti contratti da Carlo V, e per l'88%, all'inizio del '600, da Filippo II, per far fronte agli impegni bellici della corona.
Nelle mani dei banchieri finisce circa un terzo di tutto l'oro delle colonie .
Il perdurare delle guerre, e una non certo lungimirante politica economica, portano la Corona ad una serie di bancarotte, ben otto tra 1557 e 1652; i finanzieri liguri spostano allora le proprie risorse in settori diversi, acquistando titoli di credito connessi al debito pubblico, o feudi posti a garanzia del debito stesso: l'acquisto dei feudi era stato infatti reso possibile da una prammatica emanata da Filippo II nel 1591.
Il prestigio che questo ceto finanziario era riuscito a conquistarsi era legato a indubbie capacità imprenditoriali, ma anche a vincoli di solidarietà parentali istituzionalizzate sin dalla metà del XIII sec.: l 'oligarchia consolare genovese si era organizzata in "clan" denominati "Alberghi": alle quattro grandi famiglie consolari dei Doria, dei Fieschi, degli Spinola e dei Grimaldi, si affiancavano, in tali istituzioni, i 28 casati più importanti della città. I de Mari rientravano nei "Piccoli Alberghi", in aggregazione con le famiglie dei Calvi, Cigala, Pallavicini, Serra, Usodimare.
Garanzia di nobiltà, nella mentalità dell'aristocrazia spagnola, era l'appartenenza all'ordine dei Cavalieri di Malta, al quale era impossibile accedere se gli ascendenti del candidato avessero esercitato attività "vili o meccaniche"; nel 1599 furono però esentati da tale regola gli aspiranti Cavalieri di "Genua, Fiorenza, Siena e Lucca... giacchè i mercanti genovesi e fiorentini... nelle loro città sono stimati nobili ed hanno i primi carichi della Repubblica". I de Mari erano entrati a far parte di tale Ordine sin dal 1496. Tuttavia, per le grandi famiglie genovesi, l'aspirazione alla nobiltà aveva un significato molto concreto: nelle regioni dipendenti dalla corona Spagnola, infatti, i nobili godevano di una serie di vantaggi, di privilegi giuridici, (le "fides nobilitatis" erano indispensabili in caso di discussione di cause civili presso la Cancelleria Spagnola), e soprattutto fiscali.


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