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Il caso dei de Mari ad Acquaviva delle Fonti.
di Chiara Dalfino Spinelli

I de Mari ad Acquaviva

Dall'VIII secolo troviamo indicata la località di Acquaviva come "castrum" o "castellum". Il suo territorio è tenuto da feudatari resi famosi dalla storiografia locale: il conte Còrnulo; il "regalis comes" Roberto Brizio (1136); il Serguglione; Niccolò de Funtanellis (1198); Filippo Cinardi (1240-1266), capitano di Federico II,"provvisore" ai castelli dell'Imperatore, e del quale è documentato l'intervento nel castello di Trani.
Dal 1313 al 1375 Acquaviva passava ai Del Balzo; era quindi annessa alla contea di Conversano, signoria di Luigi d' Enghien; apparteneva ancora a Francesco II Del Balzo nel 1459.

In quello stesso anno Giovannantonio Orsini, vistosi rifiutato ogni appoggio contro Ferdinando d'Aragona, assoldava il capitano di ventura Jacopo Piccinino, con l'incarico di "...ridurre all'obbedienza...Andria, Acquaviva e Trani".
Il Pontano narra le azioni efferate di queste truppe mercenarie: Acquaviva fu espugnata con l'inganno e quasi completamente distrutta. Re Ferdinando, tuttavia, dispose immediatamente la ricostruzione della città e delle sue mura, e la sua restituzione ai Del Balzo. La discesa di Carlo VIII, nel 1495, comportava una nuova distruzione; nel 1497 la città era assegnata da Federico d'Aragona a sua sorella Giovanna, che così scrive alla regina Isabella: "...la fortezza...non se guarda como castello...ma se tene per casa piana" dal momento che il castello "... sta per essere ruinato". Giovanna provvide quindi a un ulteriore restauro. Nel 1499 il feudo rientrava fra i domìni degli Acquaviva, conti di Conversano, per restarvi, salvo brevi interruzioni, fino al 1612.
Del 1611 è l'apprezzo del tavolario Virgilio Di Marino per il Regio Consigliere Carlo Tappia: nel 1612 il Regio Consiglio, su istanza dei creditori del duca Giosia Acquaviva, ordinava il sequestro e la vendita delle terre di Acquaviva e di Gioia, poste all'asta. Per il duca Giosia, l'apprezzo era redatto dal tavolario Federico Pinto.
Il 4 marzo 1614 il feudo è assegnato ad uno dei maggiori creditori degli Acquaviva, il genovese Paride Pinelli; nel 1623 gli succede la sorella Benedetta, principessa di Gerace; quindi, affittuari del Vicerè di Napoli, tra i quali ancora un genovese, Antoniotto Spinola. Nuovi apprezzi sono redatti nel 1630 dai tavolari Orazio Conca ed Onofrio Tango. Posta di nuovo all'asta, nel 1664 la città viene finalmente acquistata da Carlo de Mari.


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