LA GUERRA DELLE BANDE

Quando si parla di guerra delle bande, è inevitabile pensare agli anni '60, al Maestro Chielli ed al Maestro Misasi. Ma questa è stata solo l'ultima e la più clamorosa.
Di casi di rivalità, lotte intestine e ribellioni la nostra banda deve registrarne purtroppo più di una.

Nel 1878, dopo la partenza del Maestro Quaranta, iniziarono nella banda una serie di lotte intestine che, giorno dopo giorno, crearono tensione ed arrivarono a minacciarne la sopravvivenza. L'Amministrazione Comunale il 1 dicembre del 1878 arrivò a comunicare che non intendeva assumere ulteriore responsabilità artistica ed amministrativa fino a quando un approfondito esame non avrebbe indotto ad adottare soluzioni per la ricomposizione della banda e invitò i musicanti a cercarsi impegni di lavoro.
Quei musicanti che non avevano un lavoro alternativo e che avevano la banda come unica fonte per «campare» si diedero da fare per organizzare una banda e la loro iniziativa ebbe l'appoggio di molti cittadini. A dirigere questa «nuova banda» fu chiamato un certo Giuseppe Valeriano, che si avvalse della collaborazione dei capi banda Francesco Paolo Franco e Marino Caporosso. Insieme, maestro e capi banda, dopo aver i redatto un nuovo regolamento, tentarono di ricomporre «una vera banda di giro». Ma questa iniziativa incontrò il veto delle autorità Comunali che, portando a motivazione l'esistenza di un regolamento precedente che disciplinava l'attività della banda, li diffidò a continuare e ad intraprendere ulteriori iniziative in tal senso. La controversia fu ricomposta dal Sindaco che si impegnò a ricostituire la banda sotto la direzione di un maestro degno del nome di Acquaviva. La scelta del nuovo direttore fu molto travagliata. Alla fine fu prescelto il maestro Cosimo Pazienza, che venne in Acquaviva qualche giorno prima delle festività natalizie del 1878.
Ma alla fine della stagione artistica 1881 il Maestro Cosimo Pazienza, per ragioni politiche, si trasferì a Grottaglie, quale direttore di quel Concerto Musicale.
Dopo la partenza del Maestro Pazienza, e sempre per ragioni politiche, la nostra banda si divise in due: la «Grande» diretta dal maestro Filippo Cortese e la «Piccola» diretta da Francesco Squicciarini.
Durante il periodo in cui si ebbero due bande, vi furono tra i rispettivi componenti delle animosità che, dilagando fra il pubblico degli affezionati, degenerarono spesso in spiacevoli episodi, uno dei quali merita di essere ricordato.
Il 18 aprile 1889, ai funerali del componente della Commissione della banda «Francesco Squicciarini», Can. Don Sebastiano Luciani, furono invitate le due bande. Ebbe la precedenza la banda «Filippo Cortese». Il Capobanda, Marino Caporusso, per non dare la possibilità ai colleghi della banda avversaria di suonare, iniziò dalla Cattedrale la lunghissima marcia funebre del maestro Cariello di Bitonto e, all'imbocco della via per il Cimitero, quelle meste note che fluttuavano ancora nell'aria. Questo provocò rimostranze e proteste da parte degli antagonisti, che presto degenerarono in una zuffa generale tra i componenti delle due bande.
Nonostante l'intervento dei carabinieri presenti ai funerali e del pubblico accompagnatore, il triste episodio finì con una coltellata inflitta al musicante della banda «Filippo Cortese» Pietro Rotellini, nativo di Gioia del Colle. A causa del tafferuglio generale, il funerale dovette proseguire fino al Cimitero senza alcuna banda.
Questo antagonismo tra le due bande, iniziato nel 1882, continuò fino al 1889 quando, alla morte del Maestro Cortese, le autorità comunali e gli amatori della musica riuscirono a ricolmare il solco che si era creato facendo opera di rappacificazione tra i diversi componenti che si fusero sotto la direzione dell'organista della Cattedrale Carlo Sessa.

Un altro caso di scissione si verificò nel 1914.
Durante la permanenza della banda a Costantinopoli una ventina di musicanti, compreso il capobanda Ferrulli, furono invitati a seguire una Processione nel quartiere italiano con un compenso extra, mentre gli altri continuarono a suonare delle marce nel giardino pubblico, come da obbligo contrattuale. Alla giusta richiesta di questi ultimi di dividere il compenso ricevuto nel quartiere italiano fra tutti i componenti della banda, i primi non intesero aderire, per cui ebbe inizio una discussione che degenerò in questione politica e portò la banda alla scissione. Ad acuire di più le discordie vi fu l'impegno che il maestro Giuliani aveva assunto a Costantinopoli, con alcuni impresari americani, per una tournée in California.
Il gruppo dei musicanti che aveva partecipato alla Processione si dichiarò disposto a seguire il maestro in America, mentre gli altri, non solo non vollero saperne, ma sollecitarono il rientro in patria perché, quasi tutti artigiani, erano preoccupati di perdere la rispettiva clientela per la lunga assenza.
La banda, quindi, anziché proseguire la tournée per l'America e tenere fede agli impegni assunti, affrettò la partenza per il rimpatrio, e il 14 agosto 1914 sbarcò a Brindisi e la sera stessa, a mezzo ferrovia, giunse ad Acquaviva.
Le discordie e le polemiche pro e contro il maestro si protrassero fino alla fine della stagione artistica di quell'anno.
I componenti della nuova Amministrazione Comunale socialista con il Sindaco dr. Eustachio De Bellis, condussero un'inchiesta fra i musicanti per le discordie seguite alla trasferta di Costantinopoli, alla conclusione della quale decisero di disdire, prima dei due anni di prova come è stabilito dal regolamento della banda (approvato dall'Autorità Tutoria in data 31 dicembre 1910), il contratto col maestro Augusto Giuliani sostenuto dal partito liberale, e bandirono il concorso per la nomina del nuovo direttore della banda.
Così il gruppo dei musicanti contrario al maestro Giuliani con capobanda Giuseppe Cocchieri, formò la banda grande in attesa del nuovo maestro, mentre il gruppo favorevole, con capobanda Liborio Ferrulli, formò la banda piccola, con una nuova uniforme fatta fare dal Presidente Filippo Parlante. Le due bande rimasero distinte ed in antagonismo fino alla venuta del maestro Pietro Marincola nel 1919.

Ma la guerra per antonomasia fu quella che si disputò negli ultimi anna sessanta.
La dichiarazione fu determinata dalla decisione del Sindaco ing. Milella. di licenziare dalla direzione artistica della banda il maestro Nino Misasi.
Si era nel 1960. La decisione fu presa sotto la spinta di qualche interessato, e fu frutto di una decisione intempestiva, caratteristica di una scarsa attenzione ad una opportuna consultazione democratica.
La «piazza», senza alcuna esagerazione, arrivò a sollevarsi. Fu subito costituito un comitato cittadino per la formazione di una banda denominata Concerto Bandistico «Don Cesare Franco» diretta sempre dal Maestro Misasi, mentre l'Amministrazione Comunale, attraverso una propria Commissione, organizzava il Civico Concerto diretto dal Maestro Giuseppe Chielli, già direttore della Banda di Noci.
Ebbero inizio grandi battaglie in Consiglio Comunale, puntualmente in ogni seduta. Si ricordano lunghe ed estenuanti discussioni sul valore del titolo di studio del Maestro Chielli rispetto a quello richiesto dall'apposito regolamento comunale sull'attività della banda.
Si era in aprile del 1961. I concerti bandistici locali avevano già effettato le «concertazioni»: quello comunale nelle sale del palazzo De Mari, quello di Misasi nei locali di proprietà del cav. Carucci. Come tradizione voleva, alla vigilia di Pasqua, le bande effettuavano il loro primo concerto in Piazza.
Il Comitato Don Cesare Franco ebbe a chiedere al Sindaco l'uso della Cassarmonica. Il permesso fu negato: in una sola notte fu montata una cassarmonica in Piazza dei Martiri. Questo episodio determinò l'ennesimo episodio di «sollevazione popolare», per la verità orchestrata politicamente. Infatti la banda divenne un motivo di divisione politica nel paese.
Un gran corteo con la banda in testa uscì dagli alloggi per portarsi alla cassarmonica. Piazza dei Martiri ebbe a contenere a stento almeno 4-5 mila cittadini osannanti. Intanto il paese si divideva in due: «chiellisti « e «misasisti» con netta maggioranza di questi ultimi. Finanche la serenità familiare fu contagiata, data l'infiltrazione anche nelle famiglie, notoriamente tranquille, della divisione tra i due schieramenti.
Con il trascorrere degli anni la polemica non si sopiva. Non mancarono colpi bassi e tentativi di screditamenti a vicenda presso i Comitati delle feste.
Ma la «guerra tra le bande» ebbe a registrare quanto di impensabile poteva prevedersi: il destino ci mise lo zampino.
Attraverso sollecitazioni finanche da parte di Deputati al Parlamento, l'Associazione delle bande italiane (AMBIMA) il Concerto Musicale fu scelto per rappresentare l'Italia a un concorso tra le bande da tenersi a Stoccolma.

continua...



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